Al mare con la palla ovale
Pesaro Mini Beach Rugby 06 Luglio 2008
Estate inoltrata, sole, mare e la palla ovale sulla
spiaggia. Bambini che corrono, genitori in costume e bagno finale con
risa, schizzi e tuffi.
La giornata si potrebbe riassumere in
queste due righe ma è stata molto di più. Dopo un anno
trascorso in concentramenti e tornei vari ci siamo ritrovati a Pesaro
per il torneo di rugby sulla spiaggia.
Per noi è iniziato
la sera prima, arrivo direttamente dalle vacanze in camper e ritrovo
in pizzeria. E' stato bello rivederci dopo quasi un mese dal termine
degli allenamenti.
Dicevo la pizzeria. Saluti e sorrisi, i bambini
che iniziano a scappare via e a rincorrersi nella piazzetta.
Subito
ci accorgiamo che siamo molti di più di quanti pensavamo,
nessun problema, un cameriere allestisce un altro tavolo e il gioco è
fatto. Peccato non sono attaccati ma tanto sarebbe stato un tavolo
troppo lungo per poter parlare tra noi e poi ogni tanto ci alziamo e
iniziano le battute su perché a noi arriva prima
l'ordinazione.
- Raccomandati! - grida qualcuno in tono
scherzoso.
Difficile capire chi si stia divertendo di più
se noi genitori o i bambini. Vino, birra e amaro alla liquirizia.
-
Perché a voi l'amaro e a noi no?
Qualche tentativo di furto
di bottiglia, chi si alza per farsi riempire il bicchiere e chi si
preoccupa dei bambini: la piazza si sta riempiendo.
Alla fine si
vede chi sono i veri raccomandati: il conto dell'altro tavolo è
più basso e...
Ma parlo di rugby o di gozzoviglie?
Andiamo
a dormire. C'è chi va in albergo, chi in tenda e noi in
camper. Prima un salto a vedere la tendopoli e il montaggio di una
tenda al buio. Vicino c'è gente che balla, musica a volume
sostenuto e comprendiamo che si dormirà poco.
Ci
svegliamo per il rumore di una moto. Sono le 7 di mattina. Il piccolo
atleta dorme profondamente, attendiamo qualche minuto e poi decidiamo
che è ora di farlo alzare dal letto. Colazione abbondante e ci
dirigiamo alla spiaggia. Alcuni sono già in spiaggia ad
allenarsi con la palla ovale, altri vagano tra le tende con aria
assonnata e qualcuno è ancora preda dell'abbraccio di Morfeo.
Piano piano arrivano tutti gli altri bambini. La giornata sarà
calda e forse quelle belle ma pesanti magliette biancorosse non sono
adatte a questa temperatura.
Arriva Giovanni, l'allenatore, i
bambini gli sono subito attorno. Lui ha un saluto per tutti. Li
chiama e comincia a parlargli di quello che faranno sulla sabbia.
Il
clima ha qualcosa di diverso dai tornei o i vari concentramenti a cui
avevo assistito: aleggia più allegria e forse minore
concentrazione, ma alla loro età è importante
divertirsi e si vede subito che la gioia non mancherà. Sarà
la sabbia, il mare a pochi metri o la sensazione di giocare scalzi a
creare quella strana luce nei loro occhi.
Le squadre Under7 sono
3: Pesaro, Arezzo e noi del Rugby Firenze 81.
Si inizia, non prima
di un frettoloso e imbarazzante montaggio del gazebo. Una cosa è
certa, non ci chiameranno mai alla Protezione Civile per il montaggio
delle tende. Alla fine ci riusciamo.
I bambini si rendono subito conto che sulla sabbia non
è così facile. C'è chi si tuffa per placcare ma
si ritrova la sabbia in un occhio, chi dura fatica a scattare. Solo
dopo un po' di tempo e le indicazioni di Giovanni iniziano a capire
che devono stare vicini e sostenersi a vicenda ancora di più
che su un classico campo in "erba". Il gioco va avanti:
partita persa e partita vinta. Altro giro di sfide. Facce sudate,
sabbia nei capelli, sulla pelle e sulle maglie, sguardi sudati e
stanchi. L'entusiasmo di giocare sulla sabbia si affievolisce per la
stanchezza. Al termine siamo secondi.
I bambini sono molto stanchi
e la gioia sembra incrinarsi per la sconfitta ma basta metterli
all'ombra del gazebo che subito iniziano a giocare con la sabbia e i
loro volti si rianimano di urla e risate.
Nel frattempo si stanno
disputando le partire delle categorie superiori. Mi dispiace che dal
prossimo anno cambieranno alcune cose. Non che mancherà
l'allegria e il divertimento, ma il gioco sarà per certi
aspetti diverso e poi dovranno confrontarsi con bambini più
grandi. Un anno di differenza non è molto ma neppure
poco.
Continuo a guardare le partire, tra i più grandi gli
impatti sono molto duri. Passo lo sguardo da un campo a un altro e il
percorso che affronterà si fa chiaro. Tutto sarà dosato
con con cura: piccoli passi per uno sport che oltre a insegnare molto
richiede anche altrettanto da un atleta. Gli Under 9 iniziano a
sentire la squadra e ad apprendere le prime regole ma senza perdere
gli occhi da bambino e poi su di un altra categoria e un'altra
ancora: Under 11, Under 13, Under... Gli sguardi iniziano a
trasformarsi in quelli di ragazzini che si incitano a vicenda,
diventeranno quelli di giovani atleti attenti ai consigli
dell'allenatore. Per poi vedere gli sguardi di giocatori concentrati
e uniti in una vera squadra.
I nostri piccoletti Under 7 sono
chiamati per un'ultima partita. Lasciano a malincuore i castelli di
sabbia e iniziano ad andare a centrocampo. I loro piedi si rendono
conto dell'ora.
- Brucia!
Gli loro sguardi sono in cerca dei
genitori e dell'allenatore.
- Quando siete fermi mettete i piedi
sotto la sabbia - consiglia Giovanni.
Mio figlio mi guarda, se fossimo in vacanza al mare
forse si lamenterebbe o piangerebbe per la sabbia che brucia, ma ora
ha la maglia biancorossa, i compagni a pochi metri da lui e la palla
ovale al centro del campo e non credo che lo farà. Mia moglie
prepara il secchio con l'acqua. Due azioni e si capisce subito che
per loro il tempo di giocare è terminato. Sosta e fila a
mettere i piedi nel secchio. Sono stanchi o forse ora il loro unico
pensiero e quello di tuffarsi nel mare.
L'arbitro e l'allenatore
leggono quegli sguardi e i cinque minuti del secondo tempo svaniscono
magicamente in pochi secondi.
Facce sorridenti, magliette che
volano e la corsa in costume verso l'acqua.
E' una festa. Il mare
con gli amici del rugby.
Siamo tutti in acqua: bambini, genitori,
allenatore fratellini e sorellone.
Tutte le partite sono al
termine. Terzo tempo e fine di una giornata al mare con la palla
ovale.