Oh come avrei voluto avvertirti


AUTORE: Donnini Andrea

29/10/2003





Hai da poco ritirato il forno elettrico che avevi portato a riparare. All'interno hai preso un regalo per tua moglie. Devi attraversare tutta la città, ma non importa hai il giorno libero, tutto è perfetto: lei con il bambino a casa che aspetta, il tempo è bello e immagini un bel pomeriggio ad attenderti.

Come vorrei avvertirti, dirti quello che sta accadendo. Oh no, non fare progetti, la tua vita, il tuo mondo stanno per cambiare. Accendi l'autoradio, sei tranquillo, sono sei mesi che la tua vita si è riempita, pensi a lui, a quel tenero pargoletto. Oggi le strade hanno un spetto insolito: è come se il traffico non fosse un fastidioso ingombro ma un fiume nel quale lasciarti trasportare.

Sei arrivato, oh sì, sei arrivato ignaro di tutto. Come vorrei avvertirti.

Sali le scale con il pesante pacco e già qualcosa comincia a turbarti, lei non è all'ingresso ad aiutarti.

La vorresti chiamare, ma non importa ce la fai benissimo. Ancora pochi gradini ed eccoti arrivato all'ultimo piano. Che strano, gradini, piano, parole che tra un istante assumeranno un altro significato.

Eccola lì a pochi metri da te, seduta in cucina a vedere la TV, il bambino nel seggiolone. Lei si volta, il suo sguardo, te lo ricorderai per tanto tempo quello sguardo. Stai per dirle qualcosa ma...

- Andrea, vieni! Vieni a vedere cosa è successo.

Pochi passi e sei in cucina, la TV accesa e quell'immagine, non riesci a capire.

- Ma, cosa ?

- Un aereo contro una delle Torri gemelle a New York.

Le strappi quasi di mano il telecomando e alzi istintivamente il volume.

- Ma com'è possibile?

- Non lo so, mi ha chiamato tuo fratello e mi ha detto di accendere.

Non sei un esperto di aerei ma ti sembra pazzesco un incidente del genere. Non pensarci troppo.

Ecco il secondo.

Ora non hai più dubbi, sai bene di che cosa si tratta. Un brivido trapassa il tuo corpo. Lei ti guarda ma non riesce a parlare. Ti siedi pesantemente lasciandoti andare.

Paura, rabbia, dubbi; mille pensieri affollano la tua mente. Ormai le notizie e i commenti ti attraversano il cervello. Oh, come avrei voluto avvertirti.

Il primo pensiero è per lui, sì per lui, per quel tenero esserino che hai messo al mondo.

- In che mondo ti troverai a crescere? - Ti chiedi con un senso di colpa e sei sicuro che anche lei abbia gli stessi timori. Le prendi la mano, i vostri sguardi si muovono verso di lui seduto e gioioso, ignaro di quello che sta accedendo. Socchiudi gli occhi, quasi per sperare in uno strano risveglio, ma è tutto tremendamente vero.

Ricordi le vacanze di meno di due anni prima. Sì, ci sei stato su quelle torri, lo hai sempre considerato uno dei più bei viaggi: era stata una vigilia di Natale indimenticabile.

Mille volti si affacciano nei tuoi ricordi, quelle persone, sì quelle meravigliose persone che avevi visto all'ultimo piano, il bar, il ristorante, la terrazza panoramica, ricordi tutto perfettamente.

Un blocco allo stomaco, non riesci a togliertelo. Provi a parlare, ma sono frasi senza senso. Oh caro mio, preparati, perché non è finita. Le immagini si susseguono, quei corpi che si gettano nel vuoto. Lo sai quanto è alto quel salto? No, non lo puoi sapere: il massimo che hai provato sono dieci metri e sotto c'era l'acqua. Ma lì, c'è il cemento, Dio mio il cemento! No, non pensarci, non pensare all'immagine di quei corpi a terra.

Ecco, ci siamo, guarda ora.

Giù la prima torre.

- Oh, mio Dio.

110 piani che cadono in pochi secondi. Tonnellate e tonnellate di cemento e metallo che si sbriciolano e insieme corpi, sì corpi umani che si mischiano alla polvere. Pensi a quella donna di colore che ti controllò il biglietto, a quelle sorridenti ragazze che prestavano servizio agli ascensori, ai pompieri che hai visto dirigersi lì per salvare delle vite e a tutti quei volti, a quegli esseri umani che non conosci e mai potrai conoscere.

Guarda bene cosa può arrivare a fare l'uomo.

Quanti morti? Quanti?

Migliaia!

Giù la seconda torre e con lei le speranze di un mondo felice per tuo figlio.

Lei prende il bambino in braccio che piange. Cerca di tranquillizzarlo, è come se si fosse reso conto che il suo futuro è cambiato. Tu, lì seduto che non riesci a parlare, tu che speravi in un pomeriggio felice.


Oh come avrei voluto avvertirti.


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