Brandelli
di Andrea Donnini
scritto nel 2005
Era mezzanotte ed ero ancora a lavoro. Mi voltai e vidi l'arrivo del nuovo giorno sull'orologio a parete. Come potevo essermene dimenticato? Preparai l'occorrente e mi precipitai in auto.
La notte era intervallata dalla fredda luce dei lampioni, la strada circondata dal solito ripetersi di giardini e villette: un labirinto immerso nella nebbia. Ero arrivato. Rimasi alcuni istanti a guardare, sapevo fin troppo bene a cosa andavo incontro. Scesi, sul volante la mia firma di sangue. La strada deserta e nessuno a spiare dietro le tende. Ogni casa con la propria storia spenta nella notte.
- Maledette vecchiette, troppo tardi per sbirciare, vero? Non abbiate paura, non verrò da voi, non oggi.
Respirai profondamente, assaporai i profumi dei giardini; dei prati tagliati con la squadra; delle siepi paranoiche nella loro geometria e delle rose. Gialle, rosse, bianche.
- Cazzo ma quante ne piantano?
Tenevo sotto braccio il prezioso involucro: un fagotto di tela che trasudava sangue; la sacca a tracolla e quella voglia irrefrenabile di tutto e di niente. Mi guardai il vestito, era coperto da schizzi, incomprensibili geroglifici rossi. Non mi sentivo sporco, ero solo me stesso.
La porta mi chiamava, non potevo attendere oltre. Assaporavo già cosa mi aspettava dietro quei pochi centimetri di legno. Mi avvicinai, la mano si fermò un attimo prima di toccare il pomello.
Sorrisi. In basso un imponente vaso di terracotta, rovistai con frenesia: sapevo bene che erano lì. Ora le tenevo in mano: le chiavi dell'inferno, le chiavi del piacere.
Mi voltai, un ultimo sguardo verso l'esterno: il buio avvolgeva il quartiere e la nebbia sembrava sospingermi oltre la soglia.
Il rumore della serratura mi fece spalancare gli occhi. Ero entrato, la sete si faceva più forte, il desiderio di lei più sconvolgente. Azzurro, ero circondato da quella luce azzurra che sembrava trapassarmi il corpo. Odio l'azzurro. Poggiai il prezioso involucro sul tavolo di cucina e rimasi immobile a osservarlo: il sangue aveva impregnato il tessuto e colava delicatamente.
Poggiai a terra la sacca, il rumore delle lame d'acciaio mi procurò piacere, era come la musica di un carillon.
- Porca puttana, non devo svegliarla.
Ancora rose, nei vasi sul tavolo e sullo scaffale.
- Maledette! Vi decapiterò tutte! - Il grido mi rimbalzava nella testa.
Lo presi, il mio inseparabile compagno, affilato dolce acciaio. Passai le dita sulla lama e ne assaggiai la tagliente natura. Un brivido mi trapassò il corpo, ero eccitato, dovevo agire. Impugnarlo mi dava gioia, lo osservai e giocai con i riflessi che proiettava sul mio volto. Due passi e tre porte: le prime a destra e l'ultima sul fondo. Accanto a me un tavolino, vi poggiai il mio amico: per i prossimi minuti non mi sarebbe servito. Il silenzio era rotto da un pesante respiro, quasi un russare: inconfondibile, femminile. Solo una donna può emettere una tale melodia. Già ne assaporavo la fragranza, già ne percepivo la dolcezza.
Il mio corpo voleva lei, la sua pelle, la sua intimità, il resto non contava. Niente era più reale, ogni azione era puro istinto, ogni raziocinio era cancellato da quel respiro. Mi feci avanti, la porta socchiusa e il profumo di lei a invadere il corridoio.
La vidi con tutta la sua femminilità schiaffata in faccia alla notte. Un corpo perfetto per saziare le mie fantasie: una macchina del piacere.
Quei seni facevano ruotare i miei pensieri, il desiderio scendeva lungo i fianchi fino al basso ventre, era lì, immobile, mi gridava tutta la sua sensualità. Il respiro si fece più affannato, dovevo averla, non potevo attendere oltre. Mi slacciai i pantaloni, il rumore della fibbia la fece sussultare. Mi fermai con le brache abbassate e la libidine in vista.
Lei si girò e aprì gli occhi. La mano si mosse rapida, l'interruttore scattò, la luce svelò la realtà.
- Ah, sei tu. Non potevi cambiarti in macelleria? - abbassò lo sguardo. - Metti a posto il salsicciotto e vatti a fare una doccia. L'anniversario lo festeggiamo dopo.
------------------------------------------------------------------------------------
Testo distribuito sotto licenza FDL modificata.
Copyright (c) 2005 Andrea Donnini. È garantito il permesso di copiare e distribuire questo documento seguendo i termini di un uso non commerciale del testo. Per qualunque utilizzo che non sia quello personale dovrà essere contattato il proprietario dell'opera stessa tramite email: andelico@libero.it