Titolo: email

Autore: Andrea Donnini

scritto nel 2005



Sono le 23,30, lei dorme e come unico rumore la ventola del pc.


Come incipit non è male. Volevo scriverti quello che sto facendo, ciò a cui sto pensando e, a dire il vero, l'avevo già scritto prima ma poi, niente. Certe sensazioni non possono essere trasformate in parole, perderebbero della loro forza. Ho cancellato tutto.

Mi gratto il collo, mi gratto la schiena e, che cavolo, falla finita! Che c'hai le pulci?

Sì, ora sto scrivendo e forse tra un po' cancellerò tutto. Pazzia di uno scrittore nottambulo. Un circolo vizioso senza fine.

Dio mio com'è lunga la notte. Ho davanti a me i tuoi occhi, trasportati nel domani in cui mi leggerai e, chi sa cosa alla fine leggerai. Cancellerò nuovamente per poi riscrivere, per poi.

Basta! Falla finita!

Respira e cerca di aggrapparti al concreto. Che cosa sia poi questo concreto proprio non lo so, alcuni parlano di razionale, altri di stare con in piedi per terra. Ci sarebbe da discutere per ore: tutto dipende dai punti di vista. Se il sogno fosse vita e la vita sogno? E se io non fossi io? Che cazzo ho mangiato per pensare a queste cose? Lo dicevo che il pollo aveva uno strano sapore. Stai a vedere che ho mangiato il pollo pazzo.

Uno sbadiglio? Speriamo bene, forse riesco a prendere sonno. Magari domani mattina mi sveglio con l'impronta dei tasti sulla fronte: F G H o forse J K L. Non mi sono mai addormentato sulla tastiera, sarà comoda? Forse dovrei prendere bene la mira e cercare la barra spaziatrice: è sicuramente più confortevole.

Niente da fare: era un rutto camuffato da sbadiglio. Devo avere un alito peggio di Raid. Se vo a letto e la bacio, l'ammazzo stecchita.

Faccio con la mano a paletta, annuso e per poco svengo. Forse non era pollo ma un topo di fogna rancido. Devo ricordarmi di lavarmi i denti senza parsimonia: per il dentifricio meglio usare quello alla menta e dopo anche dei gargarismi al mentolo.

Ancora pensieri, istantanee di una giornata qualunque, una giornata senza te. Dove sei? Starai già dormendo? Che cavolo me lo domando a fare? Non so neppure chi sei.

Ho sete, mi fa fatica alzarmi e fare pochi metri.

- Alza il culo e vai a bere! Staccati da quello schermo e fai riposare le dita! - Questo mi griderebbe mia madre, ma lei che ne sa di schermi, di tastiere o di Rete. Quando vivevo con loro mi diceva al massimo: - Vai a letto che domani hai scuola. Carosello è finito, bambini a letto.

Bei tempi.

Bei tempi? Col cavolo che erano bei tempi. Mi preoccupavo dei brufoli, di come far forca il venerdì o tremavo al pensiero di chiedere qualcosa alla più carina della classe. Che scemo che ero.

Ora sono molto più grande e forse sono più scemo di prima. Quando sarò vecchio, spero mai, ripenserò a questa email e dirò: Che scemo che ero.

Ora mi scappa anche di pisciare. La trattengo. E se poi mi addormento e la faccio qui?

Scemo due volte. Vorrei tante cose, inutile dirtele, le sai già.

Sono un po' stanchino direbbe Forrest Gump.

Buona notte, vado a dormire.

Penserò a te, a quel tuo dolce faccino che dice: Che scemo che sei.


Sì, ma ora a chi la mando questa email?

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