Gigetto il cassonetto
Autore: Andrea Donnini
2006
Quella che sto per raccontarvi è la storia di Gigetto il cassonetto, un vero lavoratore e un carissimo amico. Chi sono io? Per il momento non ha importanza, posso solo dirvi che ho assistito e vegliato ogni istante della sua esistenza. Una vita piena di gioia e dolore, di soddisfazioni e tanto amore, in poche parole una vita degna di chiamarsi tale.
Era il lontano 1982 quando lo vidi per la prima volta. Lo ricordo bene, era l'anno dei mondiali, bei tempi quelli. Lo collocarono proprio vicino a me. Era pulito e colorato, un sorriso smagliante e occhi color del mare. I primi giorni tremava ogni volta che gli premevano la leva d'apertura, nessuno gli aveva spiegato il suo compito. Ben presto comprese il senso della sua esistenza e iniziò a ingurgitare ogni rifiuto, ogni piccolo oggetto. Una volta al giorno veniva quel grosso camion puzzolente a fargli fare una bella capriola, due uomini vestiti di arancio e verde lo prendevano, l'agganciavano e... opplà, ecco che ritornava vuoto e pronto a fare il suo lavoro.
Gigetto non era sempre felice ma faceva il suo dovere. Freddo, caldo, pioggia, niente lo turbava, neppure le innumerevoli ferite procurate da automobilisti distratti o da quegli stessi uomini arancio-verdi che lo sbattevano senza riguardo. Mai un lamento, una protesta, faceva il suo lavoro con serenità. Era giovane e orgoglioso di se stesso. Conosceva tutti gli abitanti, sapeva molte cose di loro: cosa mangiassero cosa scrivessero e... insomma, un umano lo conosci da rifiuti.
Era affascinato dal veder crescere quei piccoli esseri urlanti che prima stavano in buffi carretti spinti dalle mamme, poi iniziavano a camminare e a giocare intorno a lui. Crescevano e sembravano irriconoscenti per il suo lavoro. Cominciarono a dipingerlo con bombolette spray e a buttargli dentro dei grossi petardi. Lo sentivo trattenere le lacrime e piangere durante la notte.
Avete mai provato a farvi scoppiare un petardo in pancia?
Lasciamo perdere, tanto nessuno penserebbe mai ai sentimenti di un cassonetto.
Una sera, durante un temporale iniziò a piangere e a sperare in una prossima fine. Niente sembrava tirarlo su di morale, neppure le nuove scritte e la riparazione al meccanismo d'apertura. Avrei voluto parlargli ma non potevo.
È proprio vero, quando tutto sembra precipitare può capitare che la vita cambi in un istante e così avvenne. Era gennaio quando arrivò lei. Era bella, a Gigetto rimase aperto lo sportello per lo stupore. La posizionarono accanto a lui, azzurra come il cielo e dalla forma flessuosa. Era Tiziana la campana e fu amore fin dal primo giorno. Iniziarono a parlare di tutto, la notte non stavano zitti un secondo. Avevano la capacità di dialogare su ogni cosa anche se il loro argomento preferito era il calcio. Sembra impossibile ma Gigetto tifava Milan e Tiziana Inter, il giorno del derby erano sempre a becchettarsi e qualche volta volavano anche frasi pesanti ma la sera erano teneri e innamorati come sempre.
Qualche anno dopo arrivò il Professore. Lo soprannominarono subito così per la sua aria seria e per quel linguaggio da dotto cassonetto della carta. Non poteva essere diversamente con tutti quei giornali e riviste che gli gettavano dentro.
Gigetto era contento per la compagnia e per il lavoro più leggero. Nonostante fosse semplice da capire, molti abitanti gettavano la carta in Gigetto e rifiuti normali nel Professore. Non ho mai capito se lo fanno di proposito, se sono distratti o daltonici. Gli umani sono proprio strani.
Due anni fa ci fu l'ultimo arrivo, un cassonetto marrone e verde che misero tra Gigetto e Tiziana. Eco si chiamava e sembrava divertito e contento per aver spezzato quel legame d'amore. Era un cassonetto per rifiuti organici, pochi giorni e iniziò subito a puzzare di marcio. Gigetto non lo sopportava anche perché continuava a provarci con Tiziana. Lei non lo degnava neppure di uno sguardo e cercava di sorridere al suo amore attraverso il riflesso sulle auto parcheggiate davanti a loro.
Eco era noioso e prepotente, si credeva di essere chi sa chi, solo perché aveva sportelli con rinforzi di gomma e lamiera zincata. Nessuno lo sopportava, anche il Professore diceva che era indegno di essere un cassonetto.
Eccoci arrivati a pochi giorni fa, quando tutti e quattro furono spostati. Stavano rifacendo la strada e da quello che riuscimmo a capire si prospettava la fine per Gigetto. Per fortuna la sera lo spostarono vicino a Tiziana. I due trascorsero una notte di baci e parole dolci, il professore era tra Gigetto ed Eco e disse a quel prepotente che se si fosse azzardato a infastidire i due amanti si sarebbe tolto uno sportello e l'avrebbe fracassato su di lui.
La mattina seguente caricarono Gigetto su un grosso camion dove altri due cassonetti semidistrutti stavano adagiati sul fondo. Quelle che colavano dalla base di Tiziana, erano lacrime d'amore. Avrei voluto fare qualcosa per loro ma cosa può fare un lampione?
Trascorsero due giorni e Gigetto fu sostituito da un nuovo cassonetto. Eco a confronto è un gran simpaticone. È proprio vero, i cassonetti di oggi sono solo delle lamiere senza anima.
Arrivò il camion del vetro. Tiziana sembrò rassegnata ma vidi una strana luce nelle sue aperture. Mentre la stavano sollevando la vidi spostare il suo contenuto prima verso di me e poi dalla parte opposta. Ne seguì un rumore assordante, la spaccatura del suo dolcissimo corpo era ben visibile.
Il Professore sorrise ma in quel momento non riuscivo a capire il motivo del gesto…
Questa mattina sono venuti a prenderla, lo stesso camion che portò via Gigetto e allora ho compreso tutto.
C'è chi dice che ora riposa in pace insieme al suo amore ma a me piace immaginarmela come nuova e con lei anche Gigetto. Entrambi trasferiti su una dolce collina in un paesino tranquillo dove possano amarsi fino alla fine.
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