Incubi

di Andrea Donnini


data 2006






- Venti minuti!

Il messaggio risuonò in tutti i camerini.

Marco guardò Sara che se ne stava seduta a dipingersi le mani. Si sentiva irrequieto, qualcosa gli opprimeva il respiro, qualcosa gli diceva che era una scelta sbagliata.

- Sara, io... - Marco non riuscì a terminare la frase, continuava a guardarsi quella maledetta pelle verde.

Lei si alzò e si avvicinò, non era mai stata così bella, mai così diabolica.

- Dai, sorridi - gli sussurrò graffiandolo sul collo. - È la nostra occasione.

- Perché sono stato scelto? - la voce di Marco vibrava piena d'incertezza. - Chi poteva sapere il mio codice?

- Continui con la tesi del complotto? - chiese lei sistemandosi i capelli davanti allo specchio. - Credi davvero che qualcuno abbia falsificato la nostra richiesta?

Marco non rispose, non riusciva a staccarle lo sguardo di dosso. Il vestito di un nero accecante, la pelle striata di verde e quelle labbra color del buio la rendevano diversa, non era la Sara che conosceva, qualcosa l'aveva cambiata.

- Sì - sussurrò guardandola negli occhi riflessi nello specchio.

- Hai saputo qualcosa? Ci sono tanti invidiosi che farebbero di tutto per prendere il nostro posto. Tutto può essere ma... - Sara lasciò la frase a metà e si voltò. Lo trafisse con lo sguardo e proseguì. - Credi sia stata io?

Marco si alzò e fece un passo verso di lei, sentì montare la rabbia e si stupì di quel nuovo sentimento per Sara. Com'era possibile che l'amore fosse svanito? Nello sguardo di lei c'era sfida, era come se gli urlasse con gli occhi "sono stata io, sono io la padrona e tu devi ubbidire. Vuoi sfidarmi?"

Aveva sempre subito in silenzio, ogni decisione di Sara era sempre stata accettata e offuscata dall'amore. Ora che l'amore sembrava svanito, Marco non poteva continuare ad abbassare la testa.

- Basta, questa volta non ti seguirò.

- Cosa?

- Hai sentito bene. Non lo farò.

Sara rise e continuò a sistemarsi i capelli - lo farai, lo farai.

Marco si voltò e fece due passi verso la porta, si fermò un istante prima di girare il pomello.

- Io non posso essere un Orco! - gridò tra le lacrime.

- Non fare il bambino - sorrise lei. - Ora siamo al secondo livello, sai cosa vuol dire?

- Certo. Dolore e pianti.

- No - sussurrò Sara avvicinandosi. - Ora siamo incubi e poi...

- No, non posso! - la interruppe Marco. - Non sarò mai un incubo. Perché, dimmi solo perché.

- Il perché lo sai. Smettila di fare l'ingenuo!

- Facevamo parti un gruppo meraviglioso, ma non pensi a quei dolci bambini? Preferisco rimanere un folletto per sempre. Torno al primo livello.

- No! No! - gli gridò in faccia Sara. - Non possiamo separarci, ci cancelleranno! Sarà la nostra fine.

- Non importa - disse Marco avvicinandosi a lei. - Che ti è successo? Ti piaceva fare la fatina dei sogni.

- Non sopporto più quelle musiche e quei colori - disse lei voltandosi e tornando a rimirarsi allo specchio. - Questo è il mio futuro, un futuro da strega. Qui possiamo fare carriera e un giorno, sì, forse un giorno puntare dritti alla regia. Guardami! Ti ho detto guardami!

Marco chinò la testa e si voltò. Strinse il pomello.


- La strega e l'orco si preparino per il salto nei sogni!







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