Titolo: L'Oracolo
Autore: Andrea Donnini
				
Novembre 2006


Ero felice della mia sistemazione, quando ero uscito dallo scatolone mi tremava il processore dalla gioia. Il viaggio era stato lungo e con l’angoscia della leggenda del PC. Lo so che sono solo storie inventate per metterci paura, ma il mio amico mi aveva detto che ha qualcuno era capitato: uno scaffale d'angolo circondato da decine di PC.
Impossibile, penserete voi e invece può succedere. Io per fortuna ho visto la luce in un Apple Store, con tanto di pavimenti puliti, scaffali ordinati e venditori umani competenti.
Chi sono io? Ma come, non l'avete capito? Non riconoscete le mia forma piccola ed essenziale, il mio portamento elegante?
Ho capito, vi siete distratti con l'inizio da film dell'orrore. Sono un Mac mini, processore Intel Core Duo a 1,66 Ghz. Certo non sono un campione di potenza ma l'eleganza e la precisione sono il mio forte.
Ero proprio felice per il mio scaffale, intorno tanti amici a parlare di tutto e di niente. Se c’è una cosa che regna sovrana in un Apple Store è proprio la comunicabilità. Nessun fraintendimento, nessun byte perso nella rete.
Dimenticavo, non ho un nome ufficiale e il numero di serie è così freddo, chiamatemi Matteo. 
Il negozio era gestito da Fabrizio, un simpatico umano sulla quarantina, faccia gioiosa e intelligenza fuori della norma. Con lui lavoravano Amedeo, il tuttofare e Salvatore, il tecnico sopraffino ma per tutti noi era Doc.
Era il 16 di Ottobre, me ne stavo tranquillo ad ascoltare il nostro campione, un Mac Pro Quad Core, aveva la capacità di rendere tutto semplice e lineare. Stava raccontando una barzelletta sui PC, che per noi sono come i carabinieri, quando giunse una nuova consegna. Per un attimo ci voltammo verso lo scatolone: erano accessori e tutti ripresero a ridere con Mac Pro. Qualcosa mi diceva di continuare a guardare e rimasi in attesa di vedere i nuovi accessori, Anacleto stava disponendoli sullo scaffale davanti a me e finalmente la vidi. Non pensavo esistesse un accessorio così bello, era una tastiera Wireless, si chiamava Sabrina. Mi guardò e fu subito amore, almeno da parte mia. Lei faceva la preziosa, diceva che era già fidanzata che… insomma lo sapete come sono le tastiere. Però non era una che se la tirava, anzi, sorrideva e scherzava con me, una vera simpaticona. Poi quella notte, nel pieno di un Mac party, mentre gli iPod diffondevano la mia musica preferita: Bob Marley, le confessai il mio amore.
A lei stavano per saltare le lettere accentate, mi disse che le piacevo ma che non ci poteva essere amore tra noi. Per le ore successive non mi rivolse parola e io avrei voluto spengermi il processore. Perché gli avevo detto che l’amavo? Mi davo dello stupido e credevo di averla persa per sempre quando un urlo raggelò la stanza: - No!
Era un grido di dolore, un qualcosa che ti entra nei circuiti. Ci voltammo ed era il router all’ingresso. Non so se sapete come può essere macabro il grido di un router.
- Che succede?– Chiese il MacBook sopra di me.
Cassiere, il Mac addetto alla cassa dello store, iniziò a piangere. Un istante e i dati furono messi a disposizione di tutti e fu silenzio. La musica svanì e niente fu come prima.
- Non è possibile!– Gridò un iMac con le prese USB che gli schizzavano fuori delle feritoie. - Come possono farci questo?
Non sapevo se piangere o disperarmi, tutti credevamo che Fabrizio fosse il proprietario di tutto e invece qualcuno voleva imporgli di liberare uno scaffale per vendere dei PC con Wi… Wi… vedete, non riesco neppure a pronunciarlo. Guardai la mia amata e avrei voluto baciarla, che poi come diamine si farà a baciare una tastiera, mamma non me l’ha insegnato.
- Dobbiamo fare qualcosa– propose un vecchio iPod.– Ognuno pensi a una soluzione. Riunione tra un'ora.
I collegamenti furono chiusi e ognuno pensò con il proprio processore. Ogni tanto la guardavo e lei mi mandò un bacio. Come? Non fate gli schiocchini, come pensate che lo possa fare una tastiera? Con i tasti!
Facemmo l’alba a discutere ma nessuno trovò una valida alternativa. All’apertura Fabrizio lesse l’email e si lasciò sprofondare sulla sedia, volse lo sguardo verso di noi, aveva gli occhi lucidi. Anche Amedeo e Doc rimasero impietriti.
- Cosa facciamo?– Chiese Doc.
- Niente, facciamo spazio– rispose Fabrizio.
- Niente? Non puoi chiedermi questo, dovrai assumere altro personale. Lo sai che ho lavorato al PC Store.
- Lo so, Salvatore. Vedremo, forse i nuovi PC…
Li sentimmo discutere animatamente ma alla fine Anacleto cominciò a liberare lo scaffale davanti a me, la mia amata relegata nell’espositore di cavi. Vi rendete conto? Una tastiera messa dove si mettono i pezzi senza vita. Avrei voluto dirle qualcosa ma ero letteralmente terrorizzato all’idea di trovarmeli davanti. L’unica speranza era di essere acquistato, ma per ironia della sorte il pomeriggio arrivarono due umani vestiti di nero, occhiali gialli, scarpe rosse, calzini verdi e un fazzoletto blu nel taschino, facce prive di espressione e un alito da… impossibile da descrivere. Erano gli inviati della nuova proprietà, si lamentarono subito che lo spazio era poco e cominciarono ha spostarci senza criterio. Anacleto sembrava in preda a una crisi epilettica. Pochi istanti e il caos regnò sovrano. Era la fine, la rassegnazione stava insinuandosi in ognuno di noi, quando la dolcissima Ofelia, una MacBook a 2.0Ghz, ebbe un’idea: - Interpelliamo l’Oracolo!
Ci guardammo tutti negli spinotti. Nessuno aveva il coraggio di rivolgersi a lui. Sì, era connesso alla rete ma le sue comunicazioni erano sacre e nessuno si sarebbe mai sognato di parlargli. 
Dopo i primi attimi di silenzio ci fu il sorteggio, indovinate a chi toccò l’incarico?
Tremavo di paura. Io, un piccolo Mac mini, che parla con Lui?
Giusto, ma voi non sapete nulla. L’Oracolo è il Power Mac 8100 del laboratorio di Doc. È in perfetto funzionamento dal 1995, undici anni d’impeccabile servizio. Mi tremavano i protocolli di rete dalla paura ma raggiunsi il suo indirizzo IP.
- Scu-scusi - iniziai nel peggior modo possibile.
- Chi sei tu? Fatti avanti non temere– la voce era calda e gentile.
- Sono…
- Sei Matteo, ti riconosco il tuo numero di serie è nel mio database. Vieni avanti non temere e scusa il mio linguaggio, è tempo che non converso con qualcuno di voi.
- Mi-mi conosce?
- Certo mio caro amico e so anche il motivo della tua tremolante visita. Tutti quei Mac grandi e grossi e mandano te, piccolo ma con un processore coraggioso. Sai, io ho già la soluzione ma, ti prego, rimani un po’ a conversare con me.
- Certo, signore.
- Cancella le formalità, chiamami Paolo. Era il nome del primo umano che mi accese. Quanto tempo è passato. Ho visto cose che voi Mac neppure potete immaginare, ho visto i PC alla disperata, quanto invana ricerca di far ordine nei loro circuiti, ho assistito alla nascita di decine di nuove tecnologie e… ma tu, tu sei… innamorato.
Diventai rosso come un lettore ottico, mi stava leggendo dentro e non potevo farci nulla.
- Non vergognarti - sorrise l’Oracolo.
- Scusi sig… Paolo. Non credo sia giusto che lei mi guardi dentro.
- Giusto? Vuoi dire che non stai guardando dentro di me.
- No, non potrei mai!
- La superstizione - rise l’Oracolo. - Guarda pure dentro di me, ogni Mac è fratello dell’altro. Forse sono rimasto troppo a lungo lontano dalla collettività. Seguimi!
Quello che successe dopo è storia, ci connettemmo alla rete e l’Oracolo espose il piano. Le sue vecchie amicizie gli permisero una connessione all’amministrazione centrale e tutti i progetti di ristrutturazione furono cancellati, i PC spediti a un centro di raccolta per i poveri.
Di me che ne è stato?
Sono qui alla cassa, ho un nuovo proprietario. Sono felice, finalmente l’azione. Ho solo lasciato un pezzo del mio processore nel negozio, non sono neppure riuscito a salutarla. Sento una lacrima di silicio scivolarmi nell’anima. 

- Arrivederci e grazie - sorrise Fabrizio.
- Mio figlio sarà felice del regalo.
  
Ecco, ci siamo, sono acceso. Uno schermo, una tastiera e...
- Babbo, guarda! Sullo schermo è apparso un cuore con due nomi: Sabrina e Matteo.




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