Titolo : TAEKO E IL POZZO SENZA FINE
Autore : Andrea Donnini
Settembre 2004
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La macchina del notaio Friedrich Libermann si era da poco allontanata. Andrea, la moglie Elisabetta e il piccolo Cosimo erano sulla soglia della casa avuta in eredità da una lontanissima parente di cui non sapevano neppure l'esistenza, la signora Altea.
- Guarda cara, è proprio come ha detto il notaio. Sembra come se ….
Lei gli poggiò la mano sulla bocca.
- Zitto, non dire altro. Sembra un sogno: senti che silenzio che serenità. È tutto in armonia: la casa, il bosco. Respira, sarà una vacanza da sogno. Erano anni che non venivamo sulle Dolomiti.
- Hai ragione.
Aprirono la porta alla loro destra.
- Guarda che cucina, credo sia più grande di tutto il nostro appartamento di Firenze.
Furono necessarie diverse ore per scoprirne ogni angolo e come ultima ispezione salirono in soffitta. La porta era chiusa, nessuna chiave nella serratura. Il babbo spinse energicamente, niente da fare.
- Caro, stai attento, potresti romperla.
- Guarda che è casa nostra. Credo sia chiusa a chiave.
Lei notò qualcosa che la colpì.
- È strano.
- Che cosa?
- I gradini.
Sia lui sia il bambino si osservarono i piedi.
Era tutto perfettamente pulito tranne gli ultimi tre scalini. Le stesse pareti, da quel punto in poi erano coperte di ragnatele.
Andrea si guardò la mano e la spalla. Polvere.
Sicuramente dovevano essere anni che quella porta non si apriva.
- Va bene, lasciamo stare. Telefoniamo a Libermann, probabilmente si è dimenticato di darci le chiavi. Non voglio rischiare di rompere tutto. Sai quanto costerebbe rifare una porta di legno come questa?
- Di sicuro non possiamo permettercela, è tutta intarsiata a mano. - disse lei passandoci sopra uno straccio.
- Babbo! Ehi, mi vuoi ascoltare? - disse Cosimo tirandogli una manica. - Guarda qui.
Andrea abbassò lo sguardo fino all'altezza di circa un metro. Si accovacciò per vedere meglio.
- Che cosa sono? - chiese Cosimo.
- Sono dei preziosi bassorilievi fatti da una mano esperta.
- Sì, e ... quelle strane scritte?
- Una è in russo, una in giapponese e le altre due non riesco a riconoscerle. - Intervenne Elisabetta.
- Giapponese? Sei sicura?
- Sì, e con precisione Kanji.
- Sembra assurdo trovare qui queste scritte in lingue straniere, forse la signora Altea le conosceva, o forse c'è semplicemente scritto soffitta in varie lingue.
- Può essere.
- Sono sicuro che questa casa ci riserverà molte sorprese. Io ho fame, che ne dite se mangiamo?
- Aspetta che mi scrivo le frasi su un foglio: sono curiosa di sapere cosa c'è scritto.
- Vedi Cosimo come sono le donne?
- Come babbo?
- Sono delle instancabili curiose, vedono mistero in tutto e tua madre è la campionessa. Sicuramente ci sarà scritto che questa è la porta del mistero, di non oltrepassarla per non turbare i fantasmi e ...
Una pedata di lei lo fece interrompere, lo guardò e gli fece cenno di smettere: Cosimo si impauriva.
- Ehi Cosimo, guarda che babbo scherza. Non avrai paura, spero.
- No mamma, ma ... posso dormire con voi stasera?
- Sì, d'accordo. - lo rassicurò lui scompigliandoli i capelli. - Ma solo per questa sera. Sempre che mamma sia d'accordo.
- Sì, certamente. Scendiamo in cucina dai, che voglio preparare qualcosa di speciale.
Quando il notaio aveva detto che la casa era pronta non scherzava: il frigorifero e la dispensa erano riforniti di ogni cosa.
- Vi va bene se preparo luganega alla griglia con formaggio fuso?
- Sì, perfetto.
- Babbo ma che cos'è la luganega?
- Una salsiccia.
- Mmm buona la salciccia.
- Dai, aiutami ad accendere il fuoco nel caminetto.
- Va bene babbo.
Lei aveva già apparecchiato la tavola posta al centro della cucina, ci potevano mangiare benissimo almeno venti persone. Si muoveva spaesata: a casa bastava un passo ed era dai fornelli alla tavola mentre qui era tutta un'altra cosa.
- Betta, io nel frattempo chiamo il notaio al cellulare per chiedergli della chiave.
- Sì ma fai presto. Cosimo, vieni qui a sedere, non ti voglio da solo vicino al fuoco.
- Pronto?
- Sì, chi parla?
- Sono Andrea, la disturbo?
- No, nessun disturbo. Che posso fare per lei ... ci sono problemi?
- No, è tutto perfetto. Le volevo solo chiedere se per caso le fosse rimasta una chiave.
- Che chiave?
- Quella della porta che conduce in soffitta.
... Silenzio.
- Mi sente?
- Sì, mi scusi.
- Allora la chiave?
- Ma ... non so... ma che ci va a fare in soffitta?
- Come che ci vado a fare? È casa mia.
- Ma non c'è assolutamente niente ... ci sono stato ieri e... è pericolante.
- Pericolante? Ma che sta dicendo.
- Andrea! Vieni è pronto.
- Sì arrivo. Senta signor notaio ci vediamo domani mattina al suo studio, guardi se riesce a trovare la chiave altrimenti dovrò buttar giù la porta.
- No, No! Non lo faccia, per l'amor di Dio.
- Ehi, sto scherzando. È una porta talmente bella che mai e poi mai mi sognerei di romperla.
- Vedrò se trovo la chiave, ma lei lasci stare quella porta. Vede è ...
- Sì? Mi dica.
- Niente, niente. Ci sentiamo domani.
- Va bene, arrivederci.
Chiuse la comunicazione e poggiò il cellulare sul tavolo all'ingresso.
- Che ti ha detto il notaio? - chiese lei mentre metteva nei piatti il formaggio fuso.
- Ma, che ti devo dire, per me era di fuori.
- Come di fuori, che ha detto?
- Niente, ho fissato per domani al suo studio. Credo che sia alla Stube a farsi un grappino di troppo, diceva frasi senza senso. Ha affermato che nella soffitta non c'è niente e che lui c'è stato ieri.
- Non lo facevo il tipo di uomo che beve troppo: è così pissero, sembra uscito da una stireria, talmente impeccabile da sembrare finto. Scusa un attimo; ti ha detto che c'è stato ieri?
- Sì, perché?
- Quella porta sembra chiusa da anni.
Cosimo smise di armeggiare con le posate, questa volta fu Andrea a lanciare uno sguardo a lei.
- Lasciamo stare la porta, siediti e mangiamo.
- Babbo torniamo a vedere la porta dopo?
- Sì, ma ora pensiamo alla cena. Basta parlare di porte.
Non ci fu tempo per tornare alla porta, Cosimo aveva trovato in cucina un baule pieno di giochi di almeno il secolo prima e rimase con il babbo ad ammirarli. Si addormentarono in un attimo riuscendo a mala pena ad entrare sotto le coperte.
L'orologio a pendolo per le scale segnò la prima ora della notte. Cosimo aprì leggermente gli occhi infastidito da un soffio ai suoi piedi. Babbo e mamma dormivano: era un russare in piena sincronia. Cosimo stava quasi per ridere quando nuovamente il soffio ai piedi. Sollevò leggermente la testa per guardare alla base del letto e … era li, incorporea, vestita di stoffe orientali, che lo guardava e sorrideva.
- Babbo, mamma, svegliatevi!
- Lasciali dormire, andiamo!
- Ma, chi sei?
- Non è necessario che tu lo sappia. Dai, fai presto che la tua missione è importante.
- La mia missione?
Cosimo scese dal letto e camminò dietro allo spettro, non riusciva a comprendere perché lo facesse, sapeva solo che doveva farlo.
- Vai, apri la porta.
- Ma è chiusa. Babbo ha provato ad aprirla.
Lei senza dire niente fece cenno con la mano di provare. Cosimo era a tre gradini dalla porta, posò il piede sul successivo e una dolce energia pervase il suo corpo. Aprì la porta e in un attimo si trovò in una stanza senza alcuna parete, pavimento o soffitto. Lo spettro assunse le sembianze umane di un'anziana signora.
- Bravo Cosimo. Il tuo viaggio inizia.
- Ma lei chi è? Come mai ora riesco a vederla bene? E ... - muovendo la mano che non riusciva ancora a percepire il corpo di lei - perché è incorporea? Perché riesco a parlare e ragionare come un adulto? E ...
- Quanti perché. Non farti troppe domande, ti spiegherò tutto ma ora ti devo presentare una persona.
Dalla nebbia comparve una graziosa bambina giapponese armata di tutto punto con in mano una spada da samurai, i suoi occhi erano pieni di luce e i capelli legati con un nastro di seta rosso e blu.
- Ciao, - disse lei avvicinandosi– il mio nome è Taeko e tu devi essere il quinto eletto.
- Quinto eletto?
- Non abbiamo tempo per le spiegazioni, il passaggio si sta per richiudere, seguimi.
Un lampo accecante e si trovò a sedere per terra.
Si guardò attorno, tutto sembrava reale: il sentiero dove era seduto, i prati che lo circondavano.
- Dove siamo?
- Siamo nel mondo della magia. Vieni con me, ci nasconderemo dietro quel cespuglio e ti spiegherò tutto.
- Va bene, - si voltò in tutte le direzioni – Ma dove è finita?
- Chi?
- La signora.
- Sono qui accanto a te.
- Dove? Non riesco a vederti.
- Sono invisibile, non preoccuparti non vi abbandonerò. Tra non molto, quando il sole sarà alto nel cielo, non potrai sentire la mia voce; stai tranquillo sarò sempre accanto a voi.
Le sue ultime parole si disciolsero al sopraggiungere dei primi raggi di sole. I due ragazzi raggiunsero velocemente il cespuglio.
- Ora vorrei sapere qualcosa di tutto ciò.
- Cosimo, tu sei il quinto eletto. Sei la nostra unica speranza.
- Eletto? Speranza? Io non so di cosa stai parlando.
- Il libro, la favola; non ti suona familiare tutto ciò?
- Continuo a non capire.
- Ma come, non hai letto il libro di favole?
- Libri di favole? Mai letti.
Taeko sembrò scossa dalla risposta del ragazzo.
- Ho solo sette anni: non leggo molto.
- Lo so che hai sette anni. Tutti e cinque abbiamo sette anni. Ma non capisco perchè sei qui se non conosci la favola del Tenretni.
- Come? Ma che parola è?
- È il titolo della fiaba. Si scrive così , - disse scrivendo la parola sulla terra.
Cosimo rimase un attimo a pensare. Nella sua mente fluttuavano delle capacità a lui sconosciute: la sensazione gli fece quasi perdere conoscenza.
- Ti senti bene? - chiese la ragazza.
- No, sento delle sensazioni strane. La mia mente, un senso di abbandono. È come se qualcuno fosse nella mia testa.
- Scusa dovevo dirtelo, quello che senti è la presenza dei tuoi genitori. Per questo riesci a parlare come un adulto. Loro stanno dormendo e le loro menti sono in contatto con la tua regalandoti le loro capacità e saggezza. Se sei qui i tuoi devono essere dei generali o saggi, devono essere persone eccezionali: tu sei l'eletto.
Il ragazzo sorrise.
- Sì, babbo e mamma per me sono eccezionali ma non penso abbiano capacità fuori del comune: babbo è un artigiano e mamma lavora nei computer.
- Computer? Cosa sono?
- Non lo sai? Ma da dove vieni?
- Dal Giappone.
- E vuoi dirmi che non sai cosa sono i computer?
- No, non lo so.
- Ti stai prendendo gioco di me.
- No giuro.
Cosimo posò lo sguardo sui vestiti della ragazza, sulla spada che portava in mano e sorrise.
- Trovi il mio abbigliamento divertente?
- Sì, scusa ma sembri uscita da un vecchio film di samurai.
- Che cosa sono i film? Mio padre è un samurai e mia madre un'amica dell'imperatrice.
Il ragazzo rimase un attimo dubbioso, poi un sorriso.
- Da che epoca provieni?
La ragazza sembrò confusa dalla sua domanda ma anche a lei venne alla mente il dubbio.
- Credo che per voi occidentali sia il diciassettesimo secolo.
- Allora è tutto chiaro. Io provengo dal ventunesimo.
- Non avevo mai pensato a questo aspetto. Ecco il motivo di tante incomprensioni e stranezze con gli altri tre ragazzi.
- Ma chi sono gli altri di cui parli?
- Laibou è figlio di un grande capo masai, è stato il primo ad affrontare il perfido Tenretni. Dimostrò un coraggio fuori dal comune: prese scudo e lancia e dopo essersi dipinto di colore ocra, si scagliò contro gli Alfieri del male, molti caddero sotto i suoi colpi ma fu sopraffatto dai Dragon.
- Dragon?
- Sono esseri con il corpo umano e la testa di drago, sembrano invulnerabili. Con qualunque cosa tu li colpisca loro si rialzano sempre. Poi c'è Vladimir nipote dello zar ed infine c'è Goyahkle un bambino particolare di una tribù indiana.
- Goyahkle? Un momento, se non sbaglio è Geronimo.
- Geronimo? Chi sarebbe?
- Non lo puoi sapere, sarà un grande guerriero.
- Non sarà niente se non riusciremo a fermare Tenretni.
- Siete stati tutti portati qui dalla signora Altea?
- No lei è la tua accompagnatrice, ognuno di noi ne ha una.
- La ...
- Zitto ! - disse la ragazzina poggiandogli la mano sulla bocca. - Si sta avvicinando qualcuno. Andiamocene, presto!
Stavano per raggiungere il fitto del bosco quando due possenti figure sbarrarono loro la strada. Cosimo era a bocca aperta incapace di muoversi.
- Stai dietro di me.
- Ma chi sono – le parole uscirono con difficoltà
- Sono due Dragon.
La ragazzina si pose a pochi metri da loro, impugnava la spada e se ne stava immobile ad attendere le mosse dei due mostri. Non aspettò molto, i due si lanciarono in avanti grugnendo e urlando. La mossa di lei fu talmente rapida da lasciare esterrefatti non solo i due avversari ma lo stesso Cosimo. Le teste dei due rotolarono a terra, lei, dopo un salto e una capriola in aria, era ricaduta oltre di loro, le braccia aperte e la spada gocciolante del loro sangue. Solo un attimo e corse subito verso Cosimo trascinandolo via.
- Andiamocene.
- Ma li hai uccisi.
- Magari, guarda i loro corpi.
Cosimo fissò lo sguardo sui due mostri: si erano liquefatti, le due teste, trasformate in due piccole pozze di liquido blu, si stavano riunendo ai corpi.
Dopo meno di dieci secondi i due Dragon erano nuovamente in piedi e più pericolosi che mai.
- Tutto inutile, li posso uccidere centinaia di volte, ma loro avranno la meglio, prima o poi ne arriveranno altri e io sarò troppo stanca per combatterli.
- Forse c'è una soluzione. Mi era sembrato di vedere un fiume poco fa.
- Sì, è vicino.
- Bene corriamo, dovrai affrontarli sul fiume.
- Non capisco il motivo.
- Fidati.
I due ragazzi corsero con i due mostri che gli correvano dietro e si avvicinavano sempre più. Cosimo fece cenno a Taeko di andare verso il ponte.
- Bene, affrontali qui.
Taeko fidandosi di lui si appostò al centro del ponte, come la volta precedente le due teste rotolarono nuovamente; Cosimo spinse i due corpi in acqua prima che cadessero a terra, poi con due calci fece lo stesso con le teste. Il liquido blu dei corpi liquefatti si disperse rapidamente nei fluttui.
- Geniale. - disse lei sorridente.- Come hai fatto a pensare ad una cosa del genere?
- Un film.
- Un cosa? Scusa, lasciamo perdere. Ora dobbiamo raggiungere il castello.
Era quasi il tramonto quando giunsero in prossimità delle possenti mura. Davanti a loro a non più di un chilometro, su una protuberanza della montagna, sorgeva il castello.
- Quindi dici che io posso desiderare e far apparire un oggetto dal mondo reale e usare la mente dei miei genitori?
- Esatto, ma ricordati, un solo oggetto. Io ho chiesto questa spada.
- Io non ho idea, i miei non sono guerrieri, anzi mia madre odia le armi.
- Credo che quando sarà il momento saprai cosa scegliere. Ma ora avviciniamoci, di solito non ci sono guardie.
- Come, non ci sono guardie?
- No, questo non è il mondo reale e certe cose funzionano in modo diverso da come crediamo noi.
Giunsero davanti al portone, Cosimo guardò le mura: erano invalicabili.
- Seguimi, esiste un passaggio dietro quelle rocce.
Non riuscì a terminare la frase: un gruppo di Alfieri e Dragon li aveva circondati.
- Scappa Cosimo – gridò lei lanciandosi in un forsennato attacco.
Cosimo era terrorizzato, fuggì via nascondendosi dietro gli alberi. Si fermò a guardare la ragazza che combatteva disperatamente. I suoi avversari cadevano a terra sotto i suoi colpi ma ne arrivavano altri. Stava per lanciarsi in aiuto ma le gambe erano ferme: sia per la paura sia per la consapevolezza che non poteva fare niente.
- Devo pensare ad un arma, un carro armato? No non lo saprei usare. Cosa posso fare.
- Guarda bene, pensa con calma.- Sentì dire dietro di lui.
- Signora Altea, è lei?
- Sì, ancora non mi vedi ma sono qui, non appena il sole sarà tramontato mi potrai vedere.
- Dobbiamo aiutare Taeko, cosa facciamo?
- Io non posso agire ma tu sì, sei l'eletto.
- Basta con questa storia dell'eletto. Io non so far niente, non so combattere. La uccideranno.
- No per il momento no, la faranno prigioniera come gli altri.
Taeko combatteva strenuamente, i corpi dei suoi nemici cadevano in continuazione, ma i movimenti di lei si facevano sempre più lenti: la stanchezza affiorava nella piccola samurai.
- Cosimo devi liberare la tua mente. Fantasia ecco di cosa hai bisogno. Immagina l' impossibile.
Il ragazzo si mosse velocemente e guardò la grande porta metallica.
- Vedo solo una porta.
- Le porte sono fatte per essere aperte. Ma ora libera la tua mente, pensa, chiedi a tua madre e a tuo padre, loro stanno vivendo quest'avventura in sogno. In realtà sono insieme a te, sono te: un'unica entità, attingi a loro. Chiudi gli occhi, io ti aiuterò, con quest`ultimo sforzo anche la mia essenza morirà.
Fu solo un attimo.
- Grazie. Babbo, mamma perchè non ne sapevo niente?
Nella sua mente ebbe la risposta prima di finire la domanda.
Davanti a lui si materializzò una sacca verde. L'aprì controllando che ci fosse tutto. Pistola, mitraglietta, un computer e alcuni cavi.
Col calcio della pistola fece saltare il piccolo pannello alla destra della porta. Un cavo, il portatile e un programma. Meno di un minuto e la porta era aperta.
Mamma sei un genio!
Pochi passi ed era dentro. Mise il silenziatore alla pistola. Uno, due, cinque Alfieri colpiti con estrema destrezza. Salì la ripida scalinata e si trovò davanti i Dragon con Taeko legata come un salame. Ci vollero due caricatori per averne la meglio. La ragazza sorrise, riprese la sua spada e si voltò verso i loro avversari che stavano ricomponendosi.
- Andiamo!
Questa volta era Cosimo che si trascinava dietro la giovane ragazza.
- Dove sono le prigioni?
- Qui vicino. Ma ...
- Abbiamo bisogno di aiuto.
Taeko fece strada. Ogni tanto volava qualche testa di Dragon o Alfiere.
Un forte sibilo echeggiò in tutto il castello.
- Sì mamma, ho capito.
Taeko si voltò verso di lui sorridente.
- Ora sai chi sono i tuoi genitori?
- Sì.
Scesero un'ultima scalinata, i due Alfieri di guardia furono freddati da due colpi alla testa.
- Ehi! Taeko! - Gridò Vladimir – Lui è l' eletto?
- Sì.
La ragazza colpì la serratura del cancello. I ragazzi uscirono e non appena fuori ognuno ebbe nuovamente in mano la propria arma. Cosimo era seduto, il computer acceso con un cavo collegato ad un pannello luminoso.
- Cosa stai facendo?
- Mi sto interfacciando al sistema di controllo.
I quattro ragazzi si guardarono perplessi. Cominciarono ad arrivare i rumori dei Dragon che stavano liberando la scalinata, pochi attimi ed erano circondati.
Goyahkle si lanciò gridando verso i loro nemici. Lo scontro fu terribile. I nemici erano troppi. Laibou fu il primo ad essere colpito e subito dopo gli altri due ragazzi. Taeko sembrava invincibile ma la sua abilità era alla fine. Un attimo prima che due Dragon la colpissero la stanza, i loro nemici con tutto il castello svanirono.
Davanti a loro solo un piccolo essere che li guardava con rabbia.
- Maledetti avete vinto la battaglia ma non la guerra.
- Tenretni?
- Sì, ma non finisce qui.
- Ti sbagli, - lo interruppe Cosimo – il tuo tentativo di annientare il mondo delle favole è fallito.
Premette un tasto sul portatile e la figura vene risucchiata da un turbinoso vortice nel pozzo vicino a loro. Cinque ancestrali figure apparvero davanti a loro, al centro la signora Altea sorridente. Ognuno prese il proprio protetto e si fece risucchiare: il loro viaggio era finito. Per primo Laibou, e poi a seguire Vladimir e Geronimo. Taeko si avvicinò di scatto a Cosimo giusto il tempo per un bacio, un semplice istante in cui le loro menti si toccarono.
- Svegliati!
- Buon giorno mamma.
- Buon giorno tesoro, hai dormito bene?
- Come? Sì... ma allora era un sogno.
- Sogno? - disse il padre entrando con un panino in mano - Anche io ho fatto uno strano e assurdo sogno, c' era Internet che aveva sembianze umane e stava cercando di distruggere il mondo delle favole.
- Internet? Vorrai dire Tenretni. - Disse Elisabetta.
Babbo, mamma e Cosimo si guardarono a bocca aperta.
- Allora è tutto vero? Ho come genitori due agenti segreti e...
- Zitto! - lo interruppe il padre poggiandogli una mano sulla bocca. - Siamo segreti solo se nessuno lo sa.
I tre si abbracciarono felici.
Due ore dopo erano in paese. Un pullman con una comitiva di giapponesi si fermò in piazza. Cosimo uscì dalla libreria con in mano un libro. Alzò lo sguardo e ... lei era lì, i capelli legati con un nastro di seta rosso e blu e con in mano un libro con la stessa copertina del suo.
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