Andrea Donnini 2 Teste tagliate

TESTE TAGLIATE

Autore: Andrea Donnini

Aprile 2005



- E muoviti! - inveì Andrea. - Ma come cavolo guidi?

- Eccoci, si comincia. Stai calmino - disse Elisabetta. - Siamo in anticipo.

- Calmino un par di zeri. La domenica è il giorno dei rincoglioniti e più ce l'hanno grande e peggio guidano.

- Inseguendo una libellula in un prato.

- Lascia qui! - intervenne Elisabetta - non cambiare stazione.

- Va bene - rispose Andrea togliendo le dita dal pomello dell'autoradio.

La strada era finalmente libera.

- Certo che Battisti era favoloso - disse Andrea sistemandosi gli occhiali da sole.

- Vuoi dire è favoloso - precisò lei infastidita.

- O non è morto?

- Sei sempre il solito materialista rasoterra. Il corpo è morto ma la sua musica è viva.

- Hai ragione - sogghignò Andrea. - Il fantasma di Battisti si aggira per le stazioni radio a cantare canzoni.

- Sei il solito scemo. La musica è arte, la musica è uno dei regali del Signore.

- Sì, sì, certo. Magari ci fa morire di fame ma ci da la musica.

Elisabetta rivolse gli occhi al cielo.

- Prova solo a pensare a un mondo senza musica - disse lei fingendosi indispettita.

- Babbo ma perché c'è la musica? - intervenne dal seggiolino posteriore il piccolo Cosimo.

- Diglielo te Betta, io sono troppo rasoterra per certe cose. Voglio vedere come te la cavi.

Lei scosse la testa e si voltò verso Cosimo.

- Ti racconterò una storia vecchia come il mondo.

- Sì, evviva! Ci sono i mostri? E i Pokemon ci sono?

- I Poke che?

- Intende quei mostriciattoli giapponesi - rise Andrea.

- Ah. No, in questa storia non ci sono i Pokemon ma ci sono draghi e streghe.

- Ma, draghi verdi o rossi? Streghe buone o cattive? - la incalzò Cosimo

- Vuoi che ti racconti la storia o no?

- Sì.

- Allora stai zitto e ascolta.

Cosimo si portò le manine davanti alla bocca e attese.

- Bene - iniziò Elisabetta guardandolo dritto negli occhi. - C'era una volta, tanto tempo fa, un regno magico governato da re Vaschino, il suo castello dominava l'intera vallata di Armónia. Il re aveva una figlia di nome Lara, una graziosa bambina con lunghi capelli biondi che trascorreva le intere giornate a giocare con la sua amica del cuore, una bambina con i capelli neri come la pece e occhi da gatta di nome Tracia. Nessuna delle due riusciva a fare qualcosa senza l'altra. Giochi, studi, sempre insieme, erano più che sorelle. Re Vaschino era felice e considerava Tracia come una seconda figlia. Gli anni passavano e le bambine diventavano sempre più belle.

Compiuti i sedici anni venne il giorno del gran ballo, furono invitati tutti i nobili e le due ragazze furono subito colpite dalla bellezza del principe Massimo. Tracia ballò con lui tutta la notte e il principe gli dedicò anche una canzone. Quella notte le due ragazze non fecero altro che parlare del ballo e Tracia confidò alla sorella l'amore per il principe. Lara era felice per lei e gli augurò ogni bene.

Il giorno seguente il re chiamò la figlia per parlarle e, per la prima volta, a Tracia non fu permesso di entrare. La sera stessa furono convocati i dignitari di corte e il re annunciò le future nozze di Lara con il principe Massimo.

Tracia non riusciva a crederci, il volto le fu solcato da fiumi di lacrime e...


- Mamma! Piangeva perché gli faceva male la pancia? - la interruppe Cosimo.

Andrea scoppiò a ridere e disse: - Sì, le era rimasto indigesto l'amore.

- Sempre così voi uomini - lo rimproverò Elisabetta. - Lascia perdere il bischero del tuo babbo. Lei amava il principe e si sentì tradita dalla sorella.

- Allora gli tagliò la testa con la spada laser? - chiese Cosimo.

Andrea questa volta dovette inghittirsela la risata.

- No, nessuna spada laser - sbuffò Elisabetta, poi rivolta ad Andrea - questa é colpa tua e di quei film che gli fai vedere. Continuiamo che è meglio.


- Tracia scappò via, non volle parlare con nessuno. Lara la cercò per tutto il castello, voleva spiegarle che non amava il principe, che era un'idea del padre. Non ci fu niente da fare: Tracia sembrava sparita nel nulla.

Alcuni anni dopo il re attendeva ancora di vedere celebrate le nozze, Lara non si decideva e trovava sempre qualche scusa per rimandare il matrimonio. In quei giorni arrivarono nel regno notizie allarmati riguardo alla presenza di una strega nei boschi. Il popolo aveva paura, si diceva che la strega era capace di uccidere con lo sguardo, di far comparire mostri e di bruciare l'acqua. Erano solo leggende, ingigantite dall'ignoranza popolare.

Il re, all'avvicinarsi dell'inverno, decise di dare notizia delle nozze. Lara cercò in ogni modo di opporsi ma non ci fu niente da fare, pianse ininterrottamente per dieci giorni, non mangiava e non voleva più parlare con nessuno.

Il consigliere del Re disse che si trattava di un sortilegio e che era tutta colpa della strega dei boschi. Re Vaschino decise di inviare i soldati a catturarla e di tagliarle la testa.


- Hai visto che avevo ragione io! - urlò Cosimo.

- Come?

- A qualcuno si taglia la testa.

- Sì, va bene - sbuffò Elisabetta - ma niente spade laser.

- E chi te lo dice? - rise Andrea.

- Basta, non la racconto più.

- Scusa mamma, dai - Elisabetta sembrava irremovibile. - Babbo dai, mi finisci la storia?

- Ecco, sì. Chiedilo a quel bischeraccio, almeno si ride.

Andrea abbassò il volume e proseguì.

- Dove eravamo rimasti?

- Alle teste mozzate! - gridò Cosimo.

- Ah, sì. Bene. I soldati arrivarono dalla strega: sette cavalieri armati di fucili faser. La strega era un cavaliere Jedi e non impiegò molto a tagliare la testa a tutti e sette.

- Sì, che bello! Zac zac. Ma di che colore era la sua spada laser?

- Cosimino, zitto altrimenti smetto.

Silenzio assoluto con Elisabetta che scuoteva la testa.


- La strega - proseguì Andrea - era verde dalla rabbia, sì, come l'incredibile Hulk. Prese il libro degli incantesimi e fece un sortilegio. Il regno fu percorso da scosse elettriche e scomparve la musica. Nessuno strumento riusciva a emettere suoni, nessuno riusciva più a cantare. All'inizio non sembrò una tragedia ma ben presto i problemi furono tanti: le campane non suonavano più e il prete era disperato; il gallo non svegliava più i contadini; la banda musicale sembrava una marcia funebre e tutti gli uccellini erano entrati in depressione. Insomma, il caos più assoluto. L'unica a essere felice era Lara: “no musica? No cerimonia”.

Il giorno del compleanno di Lara giunse notizia che la strega stava recandosi a palazzo. Il re inviò le proprie guardie ma nessuna testa rimase sulle spalle. La strega urlava e correva verso il palazzo tagliando la testa a tutti. Neppure i faser più potenti riuscivano a colpirla. Giunse nella sala del trono, il cappuccio del mantello le celava il volto. Il re era seduto sul trono, accanto a lui, per niente intimorita, c'era Lara. La strega svelò il proprio volto: era Tracia. Sembrava ancora più bella di come la ricordavano. Il re tremava, pianse e chiese perdono.

Lara si avvicinò e disse: - Tracia, sorella mia, lasciati abbracciare.

- Stai lontana! - urlò Tracia. - Sei una traditrice.

- No, non è vero. Non chiesi io di sposare il principe e mai ho voluto sposarlo. Ho sempre cercato di rinviare le nozze.

Tracia rimase sorpresa, non sapeva se credere o no alla sorella. Il volto di Lara sembrava sincero.


Andrea interruppe il racconto.

- Dai babbo. Taglia la testa al re e alla sorella?

Nessuna risposta. Elisabetta non capiva se Andrea si divertiva o se non sapesse come finirla. Purtroppo finì come Elisabetta sospettava.

- Dunque - la fece breve Andrea, - Tracia credette alla sorella e decise di annullare l'incantesimo. C'era un solo modo per cancellarlo: accese la spada laser e si strappò la veste. Prima che Lara potesse fermarla sorrise, salutò la sorella e si piantò la spada in gola. Ne uscì un suono assordante, la stanza e tutto il regno furono avvolti da una nube verde, tossica e corrosiva. La musica tornò ma morirono tutti con i corpi disciolti nel gas, come i Borg in Star Trek.

- Che bello! Una strage - esultò Cosimo.

- Lo dovevo immaginare - lo rimproverò Elisabetta. - Se poi la notte non dorme pensando a queste scemenze ti svegli tu.

- Esagerata.

- Babbo me ne racconti un' altra?


La radio trasmetteva un vecchio pezzo di Guccini: Canzone per un'amica. Elisabetta non fece in tempo a dirgli di toglierla che porta male, quando ci fu una brusca frenata, un tonfo e le lamiere si accartocciarono come burro. Elisabetta gridò, Andrea rimase incollato al volante.

- Babbo guarda, una testa tagliata!





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